La sezione calabrese del Club Alpino Italiano per la terza volta arriva a Capanna Margherita, il rifugio più alto d’Europa già conquistato nel 2004 e nel 2010. Ma questa volta l’ascesa al presidio montano posto a 4.554m e circondato da imponenti montagne, candide di ghiacci, tutte comprese nel massiccio del Monte Rosa, ha il sapore speciale perchè arriva dopo lo stop alle attività montane alle quali la pandemia ha costretto anche l’alpinismo. Nel mese di maggio la ripresa delle attività è stata folgorante e questa ultima impresa ne è il coronamento speciale vissuto da Carla, Veronica, Rosa, Pino, Maurizio, Gianmarco, Matteo ed Eugenio (nella foto).
Partiti da Gressoney La Trinitè per il rifugio Città di Mantova (3498m), l’affiatato e compatto gruppo composto da 8 alpinisti, ha raggiunto la meta in una radiosa e limpidissima giornata rendendo l’impresa ancor più esaltante in quanto una delle due cordate ha scalato nello stesso giorno altre due vette oltre i 4000 metri, la Ludwingshohe (4341m) e la Balmenhorn (4167m).
Le emozioni vissute sono state tante e irripetibili, difficilmente trasferibili, mentre l’occhio ha spaziato su grandiosi orizzonti alpini: dal Monviso, al Gran Paradiso, al Bianco, al Grand Combin, al Cervino e all’intero Massiccio del Rosa.
«La commozione di qualcuno – spiega Gianmarco, uno dei membri della cordata cittadina – è nascosta dagli occhiali, gli abbracci riscaldano più del tepore interno al rifugio: l’empatia, il sostegno, il cameratismo della cordata riattiva la circolazione, riscalda anima, corpo e testa, aiuta a realizzare dove si è, scioglie l’acqua ghiacciata nelle borracce. «Siamo arrivati, e tutti insieme». Finalmente, su quello scoglio, le cordate spazzano via le paure dell’ascesa, la tensione della marcia, il freddo patito. L’animo si rasserena, si sceglie di vivere quell’attimo il più a lungo possibile, si dimenticano le amarezze. Robert MacFarlane ha scritto che chi sale sulla cima di una montagna è per metà innamorato di sé stesso, per metà innamorato dell’oblio. L’innamoramento per sé stessi si manifesterà quando, alcuni, preferiranno posticipare l’oblio marciando nella nebbia verso i 4341m del Ludwigshöhe e, poi, ai 4167m del Balmenhorn. Altri, invece, avranno placato quell’innamoramento trovando ragione di sé nella sola discesa». A salutare la nuova impresa dei soci della sezione castrovillarese il presidente, Domenico Filomia, che ha evidenziato come attraverso l’organizzazione e la realizzazione di simili importanti attività alpinistiche, come anche per altri aspetti, la sezione dimostra, oltre ad un continuo e costante dinamismo esperienziale, un attivismo naturalistico/culturale che ha attirato l’interesse di tanti soci ivi compresi quelli di altre sezioni del Club Alpino Italiano, che condividono e si associano con grande slancio a queste spedizioni.