È di qualche giorno fa la notizia che i ricercatori del DAFNE (Dipartimento di Scienze Agrarie e Forestali, Università della Tuscia), coordinati dal prof. Gianluca Piovesan, che si occupano appunto dello studio e del monitoraggio delle foreste vetuste in Italia ed Europa, hanno rinvenuto presso il bosco vetusto della Valle Infernale (San Luca), un antico esemplare di rovere. Attraverso la datazione al radiocarbonio (curata dal CEDAD, Università del Salento) sono stati attribuiti all’esemplare 560 anni e quindi uno fra i cinque esemplari di Rovere più antichi che si siano potuti datare con tale metodo. L’esecuzione dell’indagine è stata possibile grazie al prelievo di un campione dal fusto (ormai cavo perché colpito dalla carie del legno) il cui stato di conservazione si presentava sufficiente a fornire questo importante esito. La notizia ha dato un nuovo eco di risalto alla grande biodiversità del nostro Aspromonte, fornendo così importanti spunti di riflessione per la tutela e la conservazione del nostro territorio.
Anche il CAI ha dato il proprio contributo alla conoscenza e valorizzazione del patrimonio monumentale dei boschi del Parco sin dal 2003 quando condusse una ricerca su tali ambienti. Fu a seguito della segnalazione del CAI che il bosco di Acatti venne attenzionato dal Parco e poi inserito in un progetto ben più ampio e rilevante come quello attuale. Chi volesse approfondire il tema può consultare il volume “I Grandi Alberi del Parco Nazionale d’Aspromonte”
https://www.caireggio.it/v2/wp-content/uploads/old_files/files_pdf/grandi_alberi.pdf